Dal Sole24Ore del 1settembre 2012
AZIENDE CERTIFICATE SOA PER LA RICOSTRUZIONE
È giusto richiedere alle imprese edili impegnate nella ricostruzione post-terremoto l’attestazione Soa (prevista dalla legge solo per le gare pubbliche a garanzia dell’affidabilità dell’appaltatore) anche in cantieri privati? È attorno a questa domanda che sta montando lungo la via Emilia una vera e propria guerra tra costruttori industriali (l’ANCE), che spalleggiano la regione, e gli artigiani di Cna e Confartigianato. Ad accendere la miccia l’ordinanza firmata il 28 agosto scorso (con una seconda versione due giorni dopo per dettagliare la questione) da Vasco Errani in cui si stabilisce che per il ripristino delle case lievemente danneggiate (le categorie B e C) nel caso di lavori per importi superiori ai 150mila euro l’impresa debba possedere la qualificazione Soa.
Gli artigiani modenesi, i più coinvolti nella ricostruzione (15.400 edifici inagibili sui 24.360 complessivamente schedati nel cratere) hanno subito alzato la voce su 11mila imprese edili in provincia appena 500 hanno l’attestato, è un’estromissione delle piccole imprese dal mercato. In Emilia-Romagna su 78mila imprese di costruzioni iscritte ai registri camerali sono 2.910 quelle certificate Soa, appena il 3,7%, perlopiù ditte strutturate, anche perché il rilascio dell’attestazione costa, da un minimo di 4mila euro per le gare minori in su.
Il provvedimento della Regione con la richiesta di dimostrare la consistenza economica e la correttezza operativa dell’azienda edile è stato da noi perorato a tutela dei committenti che riceveranno i contributi pubblici e a tutela dei soldi di tutti noi, perché non dimentichiamo che l’80% delle spese di ripristino sarà a carico della collettività, sottolinea Gabriele Buia, presidente ANCE Emilia Romagna. Dunque, gli investimenti privati (per di più finanziati da Stato0 ed enti locali) vanno tutelati al pari di quelli pubblici. E’ inaccettabile – aggiunge – lasciare il mercato in mano all’anarchia di partite Iva selvagge e improvvisate. L’Italia è un mercato in cui chiunque si può iscrivere alle casse edili e anche senza attrezzature competere con imprese regolari in cantieri privati di importi rilevanti, senza avere neppure obblighi sulla formazione per la sicurezza. Abbiamo chiesto che fosse almeno limitata la loro operatività, in nome di un mercato della ricostruzione trasparente, corretto, legale e professionale. E ricordo – conclude Buia – che il committente oggi è corresponsabile della regolarità dei versamenti previdenziali, contributivi e dell’Iva di chi lavora nel proprio cantiere per cui la Soa è un ulteriore forma di tutela verso famiglie già penalizzate dal sistema e che rischiano di pagare l’irregolarità di improvvisatori.
La diatriba è destinata a sfociare il prossimo 5 settembre sul tavolo con le categorie edili indetto dalla Regione Emilia-Romagna, eppure la torta dei lavori privati è così ricca e varia che la contesa per chi avrà la fetta più grande ha poco senso: si parla di opere per 5-6 miliardi di euro nel privato, stanti danni complessivi per 3,2 miliardi agli edifici civili e altri 5 miliardi alle strutture produttive. E gli interventi messi in moto dall’ordinanza contestata sono di importi modesti, si stima tra 10mila e i 30mila euro, cifre ben lontane dai 150mila euro di soglia per la Soa, per cui non ci saranno esclusi nelle categorie B e C.
Chiediamo solo che siano rispettate le regole – ribadisce il segretario regionale Cna, Gabriele Morelli – e cioè che non si applichi un obbligo previsto per il settore pubblico a quello privato, discriminando le piccole imprese. Ci sono altri strumenti per verificare la rettitudine degli operatori. Si stupisce l’assessore regionale alle Attività Produttive, Gian Carlo Muzzarelli, di resistenze che negano protocolli già firmati negli anni scorsi a tutela della trasparenza e della legalità anche nei cantieri privati. Chiederemo la qualificazione Soa sopra i 150mila euro di lavori – conferma – anche nella prossima ordinanza per le categorie E, le più danneggiate e quindi per i capannoni. Tutte le imprese edili del territorio, grandi e piccole, sono garantite se sanno fare il loro mestiere, e invitiamo i terremotati a utilizzare ditte di fiducia, trasparenti.
Ilaria Vesenti