“I fondamentali interventi per il rilancio del settore delle costruzioni scontano ritardi insostenibili, silenzi assordanti, soprattutto sul fronte del credito che oggi costituisce un’ancora di salvezza irrinunciabile e che nessuno ci tende. Un dato solo basta per tutti: nei primi 9 mesi del 2013 in Emilia-Romagna, dopo 5 anni di calo continuo, i finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale sono diminuiti del 45,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le banche hanno preso una direzione opposta negando finanziamenti sia alle imprese che alle famiglie. Se non si restituisce liquidità non vi sarà ripresa. E se le banche non torneranno a svolgere la loro funzione di finanziatori è destinato ad aumentare anche nella nostra regione il rischio di infiltrazioni criminali, depositarie di risorse rilevanti.”
Così Giovanni Torri, Presidente di Ance Emilia Romagna ha denunciato, in occasione della presentazione del Rapporto 2014 sul mercato delle costruzioni in Emilia Romagna, la “solitudine” di un settore economico importante come l’edilizia, duramente colpito da quella che ha definito “una crisi senza fine”. Nel solo ultimo anno, infatti, la contrazione di attività, rispetto al 2012, è stata del 6,6%. Negli ultimi cinque anni il valore del settore si è ridotto di circa un terzo, perdendo 5 miliardi di investimenti. La contrazione riguarda tutti i comparti ad eccezione della riqualificazione degli immobili residenziali grazie agli incentivi e all’attività dell’area del terremoto. Le nostre previsioni per il 2014 sono di un’ulteriore calo di attività e di investimenti per un 2,2% sul 2013.
Per Torri “lo Stato si è dimostrato impotente nei confronti della crisi; la classe politica non è stata capace di fare proprie le istanze vitali del comparto edile” e ha denunciato i gravissimi effetti di questa situazione sul tessuto imprenditoriale “soggetto ad una vera e propria destrutturazione.” Nel solo 2013 si registra un nuovo saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni pari a 2.388 imprese edili. A fronte di un calo di attività del 34% il settore ha perso dal 2008 ad oggi 33.800 lavoratori dipendenti (-35,6%).
“Per questo, per ribadire che siamo di fronte a una vera e propria tragedia sociale abbiamo voluto rappresentare con decine di caschetti gialli la scomparsa di imprese e lavoratori. E non dobbiamo mai dimenticare che dietro ogni lavoratore ci sono famiglie, ci sono mogli, mariti e figli. Occorre recuperare il senso di comunità e sostenere il capitale umano, farsi carico di questi drammi e denunciare con forza la lentezza e la scarsa attenzione di chi ha le responsabilità di governare e di prendere le decisioni opportune.”
Torri si è detto certo che se si punterà sulle costruzioni, “sulla manutenzione finalizzata a garantire la sicurezza e a restituire qualità alla vita e all’economia locale si possa concretamente far uscire l’economia locale dalla crisi che la attanaglia ridando speranza e lavoro. Riqualificazione del patrimonio residenziale e delle scuole, la riduzione dei rischi idrogeologici sono priorità che definirei di Civiltà. A questo fine è fondamentale un allentamento del Patto di stabilità, un provvedimento che nella nostra regione consentirà a Comuni e Province di realizzare maggiori investimenti per circa 68 milioni di euro.”